Il Segno di Ariosto. Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena.

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7. Lettera di Ludovico Ariosto ad Ippolito I. S.l., novembre 1510.

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7. Lettera di Ludovico Ariosto ad Ippolito I. S.l., novembre 1510.

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ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 5/2. Edizione Angelo Stella 1984 n. 9.
«Illustrissimo et Reverendissimo domino domino meo sing.mo Domino Cardinali Estensi etc. Per postas. Parmae. Cito cito.
Illustrissimo Signore mio. Questa matina si sono radunati dodice primi citadini de Regio che questa communità ha elletti proveditori de la guerra, alli quali io ho parlato, acciò che facciano electione de cinque o sei homini che stiano appresso il Signore gran maestro, secondo che da Vostra Signoria me è stato imposto; li quali me hanno fatto intendere haver già fatto provisione de più numero de questo. Prima hanno dato l’impresa de vendere il pane che va in campo et esserli assistente a dui citadini, che hanno dui famigli con loro; la cura del vino a Zan Iacomo Messore, cum authoritade e patente de comandare a tutti li homini del distretto; la cura de le spelte ha uno Zan Francesco Camonchiela, il quale ha dui compagni. Sopra li guastatori hanno fatto che ogni villa ve ha li suoi massari, e Zan Baptista Cassola cum duo famigli ne ha la cura. Oltra de questo, gli hanno dato carico de parlare per le cose che occorreno al gran Maestro, e tenere avisato de continuo la communità de quanto serà de bisogno: e questo heri andò per tale effetto. Quattro beccari tengono de continuo in campo e molti venditori de altre robe; ne la terra hanno messo grande ordine che le victuarie vadano abondantemente in campo, e vi sono officialì salariati sopra questo. De mandare, oltra questi, altre persone a stare presso al gran Maestro, si sono molto ritirati indietro, allegando non esser possibile a patire maggiore graveza de quella che hanno, perché tutti questi e li famigli c’hanno sono salariati con gran provisione da la communità, imperhò che, per li mali portamenti che gli usano francesi, si trovano pochi che vogliano andare a tal cure, perché nel vendere de le robe spesso rilevano de bone bastonate. M’hanno fatto intendere anchora che gran dificultà li è trovar spelte per mandare in campo, perché, prima, li contadini non hanno, havendo già pagato e dato al Duca quelle che ogni anno gli sono obligati; li citadini autem ascondeno quella che hanno o negano de darla: e questo aviene perché prima valeva dece soldi il staro, et hora gli è dato metà, ché non la ponno vendere in campo più de nove soldi, e, quando l’hanno condutta in campo, la vogliono alla messura de Rubera, che è maggiore de la resana; poi li pagano de moneta e vogliono che corra secondo che fa a Parma, che, secondo la ragion loro (de che io poco me intendo), gli ritorna in gran detrimento; e molto gli è meglio venderla qui a Regio, che far spesa de mandarla in campo con tanta iactura. Oltra de questo, ognun pensa che partito il campo valerà molto in Reggio, e con speranza de venderla poi la tengono oculta; è che quando lasciassero vendere la roba il precio suo, sponte portariano le persone la roba dove valesse con speranza de guadagno, così de la spelta come de l’altre cose. Oltra de questo, bisognaria provedere che li conduttori che vanno in campo vadano securi: ma li togliono spesso li boi e li fanno lavorare in altro. Oltra de questo, li rompono le casse e brussano in che lo portano. Così anchora accade a li guastatori, che da li soldati sono tirati a nettare le lor stalle: e per questo aviene che chi va una volta in campo non li vole tornare l’altra, né questa communità pò havere un carro se non manda li balestreri a pigliare li villani per forza; e così anchora li guastatori se ne fuggiono: e de questo mi son trovato in fatto. Voriano anchora che Vostra Signoria scrivesse al conte Zan Boiardo, che facesse condurre del vino in campo, per esserne nel suo paese gran quantitade e proximi al campo; così al Signore Messer Hercole per San Martino e Campogaiano, et a questi castellani de’ Manfredi, che tutti l’aiutasseno e mandassero vituaglia in campo, perché il distretto de Regio per sé non bastarà a provedere al tutto, e maxime de pane, ché, oltra l’altre incommoditade, sono pochi forni in questa terra. Io del tutto do aviso a Vostra Signoria, la quale farà poi il parer suo. Del mandare altre persone in campo se excusano gagliardamente, e m’hanno pregato ch’io avisi Vostra signoria de le provisione che han fatto, sperando che quella habbia a rimanere satisfatta. Se quella vol che de novo insti che mandino altri, me avisi, ch’io lo farò: ma mi par bene che serà dificultade a disponerli; io expettarò la risposta de Vostra Signoria, alla quale mi racomando. Qui è nova giunta hor hora, e si parla per vera, che 500 Spagnoli sono fugiti dal papa nel campo nostro voriano etiam che Vostra Signoria mandasse qui uno con authorità e patente de poter comandare a tutti li gentilhomini e castellanze, che havessero a far la rata sua in questi bisogni, perché il capitano gli pare che li vada con troppo rispetto.
Servitor fidelis Ludovicus Ariostus.»