Il Segno di Ariosto. Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena.
Item
9. Lettera di Ludovico Ariosto a Benedetto Fantino. Roma, 7 aprile 1513.
Title
9. Lettera di Ludovico Ariosto a Benedetto Fantino. Roma, 7 aprile 1513.
Description
ASMo,Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 7, (ora Archivio segreto estense, Cancelleria, Carteggio ambasciatori, Roma, b. 23, fasc. 144.1). Edizione Angelo Stella 1984 n. 14.
«Al come fratello honorando Messer Benedetto Fantino cancellere de l’Illustrissimo e Reverendissimo Cardinale de Ferrara etc. In Ferrara.
Messer Benedetto mio honorando. Ho hauto per il mio ragazo una vostra lettera molto tarda, perché da Firenze, dove se è fermato qualche giorno, è venuto in qua a piedi, et è stato assai per via. Del negocio vostro non ho fatto anchora nulla, non perché non me lo sia racordato, ma perché non ve ho saputo capo né via. Io son arrivato qui in habito de staffetta, e per non haver panni ho schivato de andare a persone de dignità: perché qui, più che in tutti li altri lochi, non sono extimati se non li ben vestiti. È vero che ho baciato il piè al papa, e m’ha mostrato de odir volontera: veduto non credo che m’habbia, ché, dopo che è papa, non porta più l’occhiale. Offerta alcuna, né da Sua Santità né da li amici mei divenuti grandi novamente, me è stata fatta, li quali mi pare che tutti imitino il papa in veder poco. Io mi sforzarò et hoggi cominciarò, che non serà più longo, a vedere se io potrò haver mezo alcuno con quel Messer Paris. Usar Messer Bernardo per mezo, credo poter male, perché è troppo gran maestro et è gran fatica a potersegli accostare: sì perché ha sempre intorno un sì grosso cerchio de gente che mal si pò penetrare, sì perché si conven combattere a 20 usci prima che se arrivi dove sia: la qual cosa a me è tanto odiosa che non so quando lo vedessi; né ancho tento de vederlo, né lui né homo che sia in quel palazo: pur per vostro amor sforzarò la natura mia, ma potrò far poco, perché, fatta la coronatione, che serà fra 4 dì, faccio pensero de venirmene a Ferrara. Io intendo che a Ferrara si extima che io sia un gran maestro qui: io vi prego che vuj li caviati de questo errore, cioè quelli con che vi accade a parlare, e fatili intendere che son molto da manco che non ero a Ferrara, acciò che, richiedendomi alcuno qualche servicio e non lo facendo per imposibilità, e non lo sapendo essi, mi accusassino de asinità. Altro non m’accade, se non che a voi mi racomando.
Romae, 7 Aprilis MDXIII.»
«Al come fratello honorando Messer Benedetto Fantino cancellere de l’Illustrissimo e Reverendissimo Cardinale de Ferrara etc. In Ferrara.
Messer Benedetto mio honorando. Ho hauto per il mio ragazo una vostra lettera molto tarda, perché da Firenze, dove se è fermato qualche giorno, è venuto in qua a piedi, et è stato assai per via. Del negocio vostro non ho fatto anchora nulla, non perché non me lo sia racordato, ma perché non ve ho saputo capo né via. Io son arrivato qui in habito de staffetta, e per non haver panni ho schivato de andare a persone de dignità: perché qui, più che in tutti li altri lochi, non sono extimati se non li ben vestiti. È vero che ho baciato il piè al papa, e m’ha mostrato de odir volontera: veduto non credo che m’habbia, ché, dopo che è papa, non porta più l’occhiale. Offerta alcuna, né da Sua Santità né da li amici mei divenuti grandi novamente, me è stata fatta, li quali mi pare che tutti imitino il papa in veder poco. Io mi sforzarò et hoggi cominciarò, che non serà più longo, a vedere se io potrò haver mezo alcuno con quel Messer Paris. Usar Messer Bernardo per mezo, credo poter male, perché è troppo gran maestro et è gran fatica a potersegli accostare: sì perché ha sempre intorno un sì grosso cerchio de gente che mal si pò penetrare, sì perché si conven combattere a 20 usci prima che se arrivi dove sia: la qual cosa a me è tanto odiosa che non so quando lo vedessi; né ancho tento de vederlo, né lui né homo che sia in quel palazo: pur per vostro amor sforzarò la natura mia, ma potrò far poco, perché, fatta la coronatione, che serà fra 4 dì, faccio pensero de venirmene a Ferrara. Io intendo che a Ferrara si extima che io sia un gran maestro qui: io vi prego che vuj li caviati de questo errore, cioè quelli con che vi accade a parlare, e fatili intendere che son molto da manco che non ero a Ferrara, acciò che, richiedendomi alcuno qualche servicio e non lo facendo per imposibilità, e non lo sapendo essi, mi accusassino de asinità. Altro non m’accade, se non che a voi mi racomando.
Romae, 7 Aprilis MDXIII.»
Date
7-04-1513