Dall’Alma Mater al mondo. Dante all’Università di Bologna

Dante nel mondo

Dante nel mondo: le prime traduzioni della Commedia

Dieci anni orsono veniva pubblicato, nella rivista Critica del Testo, un fascicolo monografico dedicato alle traduzioni novecentesche delle opere dantesche. I contributi coprivano numerose aree linguistiche: castigliano, catalano, portoghese, francese, inglese britannico, russo, polacco, tedesco, inglese nordamericano, ispano-americano, brasiliano, arabo e cinese.[1] I saggi testimoniavano la grande vitalità intorno alla traduzione della produzione di Dante e offrivano un buon punto di osservazione su numerose tradizioni letterarie. Altre, per forza di cose, rimanevano escluse (si pensi alla non trascurabile area magiara o, piuttosto all’Europa scandinava, solo per fare alcuni esempi). Il fascicolo era stato preceduto, nel 1965, da un volume a cura di Vittore Branca ed Ettore Caccia sulla diffusione di Dante nel mondo, che aveva offerto un prezioso contributo sullo status quaestionis.[2]

Merita, allora, in relazione alla sezione della mostra sulle traduzioni dantesche, un seppur rapido sguardo sulla nascita dell’interesse testuale nei confronti dell’opera di Dante maturato al di fuori del territorio italiano (per lungo tempo ancora soltanto concetto geografico) in alcune tradizioni linguistiche e poi sfociato nelle sue prime traduzioni, permettendo, in tal maniera, di tracciare linee di sviluppo per molti versi note ma che, in alcuni casi, possono riservare, specie al non specialista di studi danteschi, qualche squarcio di curiosità.

È noto che la fortuna di Dante non sia stata immediata, salvo rari casi, ma giunta col tempo, specie per la sua produzione poetica. In prima istanza dell’Alighieri interessa il commentatore retorico e politico piuttosto che il poeta, e per tal ragione la sua opera non riscontra, negli immediati decenni dopo la sua morte, la necessità di traduzione perché il lettore che voleva leggere, ad esempio, il De Monarchia o piuttosto al De Vulgari Eloquentia, era in grado di accedervi direttamente attraverso la conoscenza del latino. Diverso il contesto per quanto attiene il percorso poetico. Vi è, innanzitutto, la condivisione di un materiale comune, da cui sia Dante che altri scrittori europei attingono. Basti, ad esempio, pensare alla conoscenza del bagaglio lirico provenzale, che si diffonde in Italia e in Germania, per rendersi conto che, anche a livello poetico, esiste una sensibilità europea. Ecco, allora, che il Dante poeta diviene oggetto di interesse. Si pensi, ad esempio, a Geoffrey Chaucer (1343-1400), forse addirittura traduttore di un centinaio di versi della Commedia, ma da essa trasse sicuramente suggestione per la sua opera onirica The House of Fame con cui inizia la stretta relazione che l’autore inglese intrattenne con la letteratura toscana del tempo.[3]  Dall’ispirazione svegliata da Dante alle traduzioni della sua opera il passo è breve.[4]

In area iberica inizia il castigliano, con Enrique de Villena che, su commissione del marchese di Santillana, verso la fine della sua vita (muore nel 1434), produce una traduzione della Commedia in una qualche misura pensata come glossa al testo originario, quasi a corolla della pagina manoscritta dell’unico testimone che ci è giunto (Madrid, Biblioteca Nacional, cod. 10186).

Molto controverso e difficile fu invece il rapporto fra la produzione dantesca e l’area culturale francofona. È stato sostenuto a più riprese che la Francia sia stata molto a lungo impermeabile alla voce dantesca, tanto che la Commedia non entrò a far parte del canone formativo di quella cultura.[5]  Bisognerà infatti attendere la fine del XVI secolo per avere una prima traduzione della Commedia in francese, ad opera di Balthazar Grangier, dedicata al re Enrico IV.[6] L’operazione non incontrò tuttavia un grande successo, sebbene nel periodo medievale alcuni scrittori e scrittrici, nonché, in epoca successiva, anche il re Francesco I, fossero stati attratti dall’opera dantesca, fruita, in quei casi, in lingua originale.[7]  

Anche in ambito inglese la Commedia giunge faticosamente a una sua traduzione. Per secoli, partendo da Geoffrey Chaucer, molti autori denunciano la conoscenza del testo e ne traducono singoli versi o, piuttosto, alcune terzine, senza tuttavia mai giungere a una traduzione completa.[8] Si ha notizia di una traduzione in prosa dell’Inferno per mano dello storico della musica Charles Burney (1726-1814) che, secondo la testimonianza della figlia, per lenire il dolore della vedovanza tradusse in prosa, nel 1761, la prima cantica, opera rimasta tuttavia inedita.[9] Nel 1782 uscirà, anonima, la traduzione in versi dell’Inferno da parte di Charles Rogers (1711-1784),[10] ma occorrerà aspettare addirittura il XIX secolo per avere, con Henry Boyd, nel 1802, la prima traduzione completa della Commedia in lingua inglese.[11]

In area linguistica polacca Dante è primariamente conosciuto per le sue opere politiche, almeno a partire dal tempo del Concilio di Costanza, quando, nel 1416, uno dei suoi partecipanti, Paweł Włodkowic scrive un’opera sul potere imperiale citando il De Monarchia. La conoscenza della Commedia si diffonde certamente in ambito polacco già prima della fine del XV secolo ma è soltanto nell’Ottocento che l’opera dantesca giunge a una traduzione. Tale ritardo non è dovuto tanto alla marginalità di Dante in Polonia ma piuttosto all’estesa conoscenza della lingua italiana da parte degli intellettuali polacchi che, dunque, potevano fruire del testo in originale.[12]

Sempre durante il Concilio di Costanza si sviluppa la diffusione dell’opera dantesca in ambito ungherese. È infatti Giovanni Bertoldi da Serravalle che, anch’egli nel 1416, dedica a Sigismondo, re di Ungheria, la sua traduzione in latino della Commedia. La diffusa conoscenza della lingua italiana anche in ambito magiaro deve aver ritardato la traduzione integrale in ungherese della Commedia. Soltanto ad opera di Gyula Bálinth (1824-1894) fra il 1868 e il 1876, in esametri, si ha la prima traduzione integrale delle cantiche,[13] seguita a breve, dal 1878, da quella di János Angyal (solo Inferno e Purgatorio):[14] sono tentativi non pienamente riusciti; è con la traduzione del vescovo Károly Szász (1829-1905) che, a partire dal 1885, pubblicando le tre cantiche in una traduzione in versi in terza rima,[15] si può sostenere che la lingua ungherese acquisisce a pieno titolo l’opera dantesca.

In territorio russo la fortuna di Dante inizia invece nella seconda metà del Settecento per propagarsi con l’età romantica e grazie all’italofilia che caratterizza gli intellettuali russi dei primi decenni dell’Ottocento. Così come nel caso dell’Ungheria e della Polonia, la diffusa conoscenza della lingua italiana non rese necessaria la traduzione delle opere dantesche che, peraltro, potevano essere accessibili anche attraverso la mediazione del francese. Di nuovo, come in Ungheria, è merito di una donna, Elizaveta Vasil'evna Kologrivova (1809-1884), sotto lo pseudonimo di Fëdor Fan Dim, se l’Inferno trova una sua prima traduzione: siamo nel 1843.[16] Tale versione, sebbene denigrata in alcuni circoli culturali, incontrò invece un vasto successo. Il ritiro della Kologrivova in provincia nel 1846 interruppe le sue attenzioni verso l’attività letteraria e la traduzione. Dopo questo primo timido tentativo, nel corso di pochi decenni le intere cantiche vennero poi ripetutamente tradotte in lingua russa.

Infine, la prima traduzione integrale della Commedia in tedesco è opera di Lebrecht Bachenschwanz (1729-1802) e risale agli anni 1767-69.[17] Si tratta di una versione in prosa, ma rivela la particolare sensibilità nei confronti di Dante poeta che già da tempo era parte della cultura tedesca.

 


[1] Dante, oggi /3. Nel mondo, a cura di Roberto Antonelli, Annalisa Landolfi e Arianna Punzi, «Critica del Testo», XIV/3 (2021).

[2] Vittore Branca, Ettore Caccia, Dante nel mondo, Firenze, Olschki, 1965.

[3] Pietro Boitani, La letteratura del medioevo inglese, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1991, pp.175s.

[4] Un necessario punto di riferimento resta il volume di Werner P. Friederich  Dante's fame abroad (1350-1850). The influence of Dante Alighieri on the poets and scholars of Spain, France, England, Germany, Switzerland and the United States, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1950.

[5] Si veda, ad es., Jacqueline Risset, Dante en France. Histoire d’une absence, in L’Italia letteraria e l’Europa. Atti del Convegno di Aosta 20-23 ottobre 1997, Roma, Sellerio, 2001, pp. 59-71.

[6] La Comédie de Dante, de l’Enfer, du Purgatore et du Paradis, mise en ryme françoise & commentée par M. Balthazar Grangier, Conseiller & Aulmonier du Roy & Abbé de S. Barthelemi de Noyon, Paris, chez la Veuve Drobet, 1596. Per le successive traduzioni in francese della Commedia si veda Marc Scialom, Répertoire chronologique et raisonné des traductions françaises de la Divine Comédie (XVe-XXe siècles), «Lingua e Letteratura», 7 (1986), pp. 121-164 oltre a Stefania Vignali, Bibliographie des études sur Dante en France, «Studi francesi», 176 -LIX |II (2015), pp. 319-334 (online : URL : https://journals.openedition.org/studifrancesi/704 ; DOI : https://doi.org/10.4000/studifrancesi.704 - ultimo contatto: ottobre 2021).

[7] Franco Piva, La (ri)scoperta di Dante in Francia tra secolo dei Lumi e primo Ottocento, «Studi francesi», 158 -LIII | II (2009), pp.  264-277: 265; (online: https://journals.openedition.org/studifrancesi/7791 - ultimo contatto: ottobre 2021).

[8] Un censimento di queste prime traduzioni parziali può essere ricavato da Paget Toynbee, Chronological List of English Translations from Dante: From Chaucer to the Present Day, «Annual Reports of the Dante Society», 24 (1905), 1-107.

[9] Madame d’Arblay [Frances Fanny Burney], Memoirs of Dr. Burney, I, London, E. Moxon, 1832, p. 151.

[10] [Charles Rogers], The Inferno of Dante translated, London, J. Nichols, 1782.

[11] Henry Boyd, The Divina Commedia of Dante Alighieri consisting of the Inferno-Purgatorio-and Paradiso translated into English verse, with preliminary essays, notes, and illustrations, 3 volls., London, Cadell & Davies, 1802.

[12] Sulla diffusione di Dante in Polonia si veda il saggio bibliografico di Walerian Preisner, Dante i jego dzieła w Polsce. Bibliografia krytyczna z historycznym wstępem [Dante e le sue opere in Polonia. Bibliografia critica con introduzione storica], Toruń, Towarzystwo Naukowe w Toruniu, 1957, mentre un recente punto della questione si può ricavare da Piotr Salwa, Dante in Polonia: una presenza viva?, «Dante Studies, with the Annual Report of the Dante Society», 119 (2001), pp. 187-202.

[13] L’opera non uscì però a stampa se non parzialmente (otto canti), mentre un altro venne pubblicato post-mortem. Si veda la nota biografica in lingua ungherese al sito https://siculia.gitbook.io/szekelyfold-hires-emberei/balint_gyula_istvan (ultimo contatto: ottobre 2021).

[14] Dante Alighieri. Divina commédiája. (Isteni színjátéka.) Olaszból ford. és jegyzetekkel kísérte dr. Angyal János, Budapest, Aigner; A pokol. 1878, A tisztitóhely (1885).

[15] Dante Alighieri, Isteni Szinjátéka (Divina Commedia), forditotta bevezette s jegyzerterkel kisérte Szász Károly, Budapest, A kiadja a m. t. Akademia, A Pokol,1885; Purgatórium, 1891, Paradicsom 1899.

[16] Fëdor Fan Dim, Božestvennaja Komedija: Ad, [San Pietroburgo], Fischer, 1843.

[17] Dante Alighieri, Von der Hölle, aus dem Italienischen übersetzt und mit Anmerkungen begleitet von L[ebrecht] Bachenschwanz, Leipzig, auf Kosten des Übersetzers, 1767; von dem Fegfeuer, 1768; von dem Paradiese, 1769

 

EN (abstract)

Ten years ago, a monographic issue dedicated to the twentieth-century translations of Dante's works was published in the review Critica del Testo. The contributions covered numerous linguistic areas, testified the great vitality around the translation of Dante's production and offered a good point of observation on numerous literary traditions. The issue was preceded, in 1965, by a volume edited by Vittore Branca and Ettore Caccia on the diffusion of Dante in the world.

It is known that Dante's fortune was not immediate: at first Alighieri interests as rhetorical and political commentator but the reader could access De Monarchia or De Vulgari Eloquentia directly through the knowledge of Latin. Instead, the poetic path regarded the sharing of a common material, so Dante became an object of interest. Geoffrey Chaucer, for example, certainly drew inspiration from the Comedy for his dream work The House of Fame.

In the Iberian area started Castilian, with Enrique de Villena producing a translation of the Comedy conceived as a gloss to the original text, found in the only witness that has come down to us (Madrid, Biblioteca Nacional, code 10186).

In the French-speaking cultural area it will be necessary to wait until the end of the 16th century to have a first translation of the Comedy into French, by Balthazar Grangier, dedicated to King Henry IV. However, the operation did not have great success, although in the medieval period some writers were attracted to Dante's work, which in those cases was accessible in the original language.

Even in the English context, the Comedy hardly reaches its complete translation. There is news of a prose translation of Hell by the music historian Charles Burney (1726-1814), which has nevertheless remained unpublished. In 1782, the anonymous translation of Hell into verse by Charles Rogers (1711-1784) will be published, but it will be necessary to wait until the nineteenth century to have, with Henry Boyd, in 1802, the first complete translation into English.

In the Polish linguistic area Dante is primarily known for his political works: in 1416 one of the participants in the Council of Constance, Paweł Włodkowic, wrote a work on imperial power citing De Monarchia. The knowledge of the Comedy certainly spreads in the Polish context already before the end of the fifteenth century but it is only in the nineteenth century that Dante's work reaches a translation, a delay due not so much to Dante's marginality in Poland but rather to the extensive knowledge of Italian language by Polish intellectuals who, therefore, could benefit from the original text.

Again during the Council of Constance, the diffusion of Dante's work developed in the Hungarian context: Giovanni Bertoldi da Serravalle in 1416 dedicated his Latin translation to the King of Hungary Sigismondo. Even in the Hungarian context, the widespread knowledge of the Italian language must have delayed the complete translation, produced in hexameters by Gyula Bálinth (1824-1894) between 1868 and 1876, and shortly followed, from 1878, by that of János Angyal (only Hell and Purgatory): these are not fully successful attempts. It is with the translation into verse in third rhyme by Bishop Károly Szász (1829-1905) that, starting from 1885, the Hungarian language fully acquired Dante's work.

In Russian territory Dante's fortune began in the second half of the eighteenth century to spread with the Romantic age and thanks to the italophilia that characterized the Russian intellectuals of the early decades of the nineteenth century. It is thanks to a woman, Elizaveta Vasil'evna Kologrivova (1809-1884), under the pseudonym of Fyodor Fan Dim, if in 1843 Hell finds its first translation. This version, although denigrated in some cultural circles, met with widespread success. Over the course of a few decades, the entire canticles were then repeatedly translated into the Russian language.

Finally, the first complete translation of the Comedy into German is the work of Lebrecht Bachenschwanz (1729-1802) and dates back to the years 1767-69. It is a prose version, but it reveals the particular sensitivity towards Dante as a poet who had already been part of German culture for some time.